☞ edita poesia, abstract



Un oggetto editoriale è il risultato culminante di un processo complesso, luogo dove si incontrano numerose competenze che dovrebbero convivere armoniosamente. Un libro è: carta, design, tecniche di stampa, testo; scrittori, editor, creativi - lettori. Ognuno di questi elementi, a sua volta, potrebbe essere considerato a parte, per le sue specificità. Il fine di questo processo è fare sì che l'oggetto editoriale raggiunga non chi sia disposto ad apprezzarlo ma chi lo apprezzerà. Una plaquette auto-prodotta è tutto questo. Un libro è un prodotto, un prodotto è un'esperienza. Partendo da questi semplici presupposti i nostri inneschi converseranno sulle forme che, nel contesto attuale, può assumere una pubblicazione in versi. Come considerando alcuni frame sia possibile avvicinare le persone alla poesia. Quali strumenti culturali, quali prospettive imprenditoriali, quali conoscenze tecniche, quale considerazioni sulla società, possano essere rilevanti. Una settimana prima dell'evento, per favorire la partecipazione di ogni convocato e del pubblico, saranno resi disponibili su questa pagina gli abstract prodotti dagli inneschi.


Abstract Davide Castiglione:
Nel secondo innesco dedicato all’editoria di poesia, auspico la nascita e il rafforzamento di una figura di critico che stia a capo della selezione dei manoscritti secondo premesse estetiche verificabili e criteri di selezione non umorali ma capaci di legare aspetto linguistico-testuale e implicazioni di poetica e – oso proporre – perfino di “visione del mondo”, di progetto incarnato testualmente. Questa figura dovrebbe essere chiaramente pagata per il lavoro svolto, che oltre alla selezione dei testi preveda la stesura di note di riscontro da inviarsi agli autori stessi, nonché un lavoro di editing e scambio con l’autore il cui manoscritto è stato accettato. L’idea alla base è che lo sforzo meta-teorico e l’acribia di lettore del critico – né poeta “puro” né accademico ingessato – possano scongiurare l’abbassamento della consapevolezza auto-critica dei poeti cui porta l’accettazione indiscriminata di manoscritti e la già esasperata facilità con cui si ottengono consensi superficiali in rete.

Abstract Luca Rizzatello:
Nel mio intervento parlerò della costruzione del catalogo in un progetto editoriale non riconducibile alle logiche produttive dell’editoria a pagamento, ovvero a quelle del fundraising. Sul versante più pratico, descriverò l’esperienza maturata con le Edizioni Prufrock spa nella creazione di un progetto grafico di collana, volto a definire non soltanto uno specifico libro, ma una identità e una riconoscibilità all’interno di un superorganismo editoriale, con un valore tanto proiettivo quanto retroattivo. Estendendo il campo, introdurrò il tema della complementarietà dei supporti multimediali (es. booktrailers, sonorizzazioni, GIF animate) per la comunicazione di un libro, al di là della sua dimensione tipografica.

Abstract Erminio Risso:
Vorrei, in questa occasione, focalizzare l’attenzione su una serie di aspetti che meritano un surplus di analisi: per prima cosa, mi pare utile fare un passo indietro per evidenziare la netta dicotomia tra ricerca letteraria e mercato, poiché sono ormai saltate tutte le diverse mediazioni, che facevano parlare di museo o di storia letteraria – un qualcosa che ha a che fare con un canone – e mercato. Oggi il prodotto è immediatamente una merce, la sua natura di merce più o meno estetica ne è un tratto costitutivo. Questa realtà è ormai talmente forte ed evidente che la corsa verso la Trivialliteratur pare talmente veloce da essere forse ad un passo dalla meta; e però questa letteratura di consumo non pare soddisfare nemmeno i desideri di vendita. Sarebbe semplicistico ridurre tutto ad un problema del segmento Editore-Mercato, in quanto non si può addossare ogni responsabilità all’editore, mettendo in evidenza (e la cosa è corretta), la fine dell’editore puro, in quanto oggi anche l’autore vorrebbe vivere della sua attività creativa, possibilmente in modo diretto. Nel Novecento, invece, per contro, moltissimi autori ricorrevano, per usare la celebre formula montaliana, al “secondo mestiere”, che solitamente andava dal campo editoriale a quello giornalistico e dell’insegnamento a diversi livelli: il tentativo di fare a meno di un “lavoro” ha inevitabilmente prodotto una sorta di ossessione mercantile, che porta a cercare attività ancillari alla promozione del proprio testo sul mercato. Questa situazione induce un’esasperazione dell’autopromozione in un sistema di spettacolarizzazione, nell’accezione di Debord, estrema: di conseguenza, in una realtà che possiede queste caratteristiche, mi pare utile chiedersi programmaticamente se la scelta debba essere quella del mercato oppure in virtù di un mercato di nicchia pensare direttamente a metodi di autoproduzione. Solo dopo questa scelta preliminare, allora, si potrà pensare a strutturare una collana e a renderla immediatamente individuabile e visibile. Ma questo è per me un momento secondo, poiché è chiaro che oggi l’editore eventuale di letteratura di ricerca deve pensare non ad un’intrapresa tradizionale ma a un qualcosa dove cultura e bilanci si pongano agli estremi opposti: diventa così decisivo l’atteggiamento autoriale. Secondo me difficilmente si può quindi coniugare ricerca letteraria e mercato. Per dirla in breve, l’autore che fa ricerca deve rinunciare non solo ad uno statuto ma ad una posizione economica.


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